L’Economist, uno tra i settimanali politico-economici inglese più rilevanti dello scenario dell’informazione, ha definito l’Italia il Paese dell’anno.
Secondo il The Economist, l’Italia è il Paese dell’anno per progresso e passi avanti, sia in termini di economia e gestione del paese, sia per i risultati sportivi e del mondo dello spettacolo.
Se si ripensa all’Italia d’inizio anno, non si ipotizzava avrebbe potuto divenire quella con il tasso di vaccinazione tra i migliori in Europa. Nè tantomeno che avrebbe vinto gli Europei, 40 medaglie olimpiche o l’Eurovision, soprattutto in un periodo di difficile crisi economica.
Indice dei contenuti
Il Paese con la tendenza migliore
Ad ogni modo, tale risultato non è in termini assoluti. Infatti, l’Italia non è la prima economia al mondo ed il debito rimane comunque a livelli eccessivamente importanti. Basti pensare che il tasso di disoccupazione del Paese è al 9,2% (ancora più alto per donne e giovani) e che la povertà ha avuto un ulteriore incremento negli anni della pandemia (2 milioni di famiglie italiane in povertà assoluta, +104,8% in 10 anni).
E tutte le lacune del Paese?
Tale riconoscimento deve essere inteso come miglioramento in termini di tendenza positiva:
[il premio] «non va al più grande, al più ricco o al più felice [dei Paesi] ma a quello che è migliorato di più nel 2021»
Infatti, ciò su cui si è focalizzata l’attenzione dell’Economist è il fatto che l’Italia si sia dedicata a migliorare il suo peggior difetto: la weak governance, quel sistema di governo che ha fatto sì che l’Italia fosse nel 2019 più povera che nel Duemila.
Il merito va in particolare a Mario Draghi, che viene definito come «un primo ministro competente e rispettato internazionalmente», non unfit come aveva dichiarato negli anni ’90 nei confronti di Silvio Berlusconi.