Da un’indagine condotta da Jobtech in cima alle preoccupazioni degli italiani c’è il fenomeno dell’inflazione. Per far fronte al rincaro dei prezzi, i lavoratori hanno risposto che bisognerebbe intervenire su tre cose: cuneo fiscale, aumento degli stipendi e salario minimo.
Nei giorni in cui tutti gli occhi sono puntati sulla formazione del nuovo Consiglio dei Ministri ci si interroga sugli ambiti in cui questo interverrà prima, considerando le numerose questioni economiche sul tavolo. In particolare, quali sono i problemi relativi al mondo del lavoro su cui il nuovo Governo dovrebbe intervenire il prima possibile? L’agenzia per il lavoro Jobtech, ha posto questa domanda a chi un lavoro lo sta attualmente cercando, per capire quale sia il loro punto di vista nei confronti di una materia complessa, sfaccettata e davvero strategica per il nostro Paese. Ebbene, per un italiano su due bisogna intervenire sulla riduzione dei costi del lavoro, leva che spingerebbe i datori di lavoro ad assumere di più: è la risposta data dal 52,6% degli intervistati. Al secondo posto, l’aumento degli stipendi – che permetterebbe di far fronte all’inflazione galoppante – indicata dal 43,4% dei rispondenti.
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Salario minimo e diminuzione del lavoro in nero
Al terzo posto tra le questioni da risolvere per migliorare lo stato del lavoro in Italia è l’introduzione del salario minimo: una “soglia limite” di salario sotto la quale il datore di lavoro non può scendere, definita dallo Stato e non più dalla contrattazione collettiva. C’è una direttiva europea che invita ogni nazione ad introdurlo, ma in Italia non abbiamo ancora nulla. Tra chi cerca lavoro l’interesse è forte: viene indicata dal 33,6% di chi ha risposto.
Il sondaggio – effettuato da Jobtech su un panel di 1000 persone in ricerca attiva (attualmente disoccupate e non) di età compresa tra i 18 e i 45 anni – ha poi fatto emergere altre richieste: al quarto posto troviamo il contrasto al lavoro irregolare e nero (30,9%) e al quinto maggiori tutele e supporto verso i genitori con figli (21,1%).
Se questo è il quadro generale, interessanti sono le differenze per fascia d’età: tra i 18 e i 25 anni la priorità è il salario minimo, tra i 26 e i 35 gli stipendi e tra i 36 e i 45 il costo del lavoro. Meno marcate le differenze tra uomini e donne, segno che quando si parla di occupazione le priorità restano le stesse.
Smart working e stabilità lavorativa
Scorrendo la lista delle priorità più ricorrenti, si arriva a parlare di smart working, che andrebbe regolarizzato quanto prima per il 19,7% del campione, una migliore formazione a livello scolastico – con l’idea che già alle superiori si debbano ricevere le competenze che il mercato ritiene fondamentali (17,1%) – e di maggiore sicurezza sul posto di lavoro (17%). Chiudono la lista due altri temi su cui si è discusso tantissimo, che sembrano però meno strategici per chi sta cercando lavoro oggi: la riduzione del gender gap, il divario salariale tra uomini e donne (14,5%), e una migliore gestione degli stage dei neolaureati e diplomati, con l’abolizione di quelli non pagati e degli extra-curricolari (13,2%).
Anche il 2022, come lo scorso anno, si sta rivelando un anno a luci e ombre per il mercato del lavoro: i dati forniti dall’agenzia statistica dell’Unione europea (EUROSTAT) ci dicono che l’Italia ha chiuso il 2021 collocandosi al terzo posto nell’UE per percentuali di disoccupati. Con un tasso del 9,5%, eravamo dietro solo alla Spagna (14,8%) e alla Grecia (14,7%). Gli ultimi dati Istat, per fortuna, rilevano miglioramenti: nel secondo trimestre dell’anno il tasso di disoccupazione è sceso all’8%. Parallelamente, secondo i dati di Jobtech nel primo semestre gli annunci sul web sono cresciuti del 20,9%, mentre le persone in ricerca attiva in rete sono aumentate del 12%.
I working poors e l’equilibrio tra offerta e domanda di lavoro
«Chi cerca lavoro oggi ha come priorità l’avere una chance, vuole trovare il suo posto nel mondo – dichiara Angelo Sergio Zamboni, co-founder di Jobtech – ed è chiaro che ritenga fondamentale agevolare il datore di lavoro e metterlo nelle condizioni di assumere. Conta chiaramente lo stipendio, che deve essere però dignitoso: i cosiddetti “working poors”, persone che pur lavorando non riescono ad uscire dalla soglia di povertà, sono ormai l’11,7% del totale ed è una situazione insostenibile. Le proposte che arrivano sono tutte sensate e comprensibili e ci auguriamo che possano arrivare sul tavolo del prossimo ministro competente. Lato nostro, lavoriamo per ridurre il mismatch tra domanda e offerta di lavoro, con l’obiettivo di far incontrare le aziende che hanno bisogno di personale con i profili più idonei».
Proposte al nuovo Governo da parte di chi cerca lavoro oggi | Percentuale |
Ridurre i costi per i datori di lavoro, così da permettere più assunzioni | 52,6% |
Stipendi più alti per contrastare l’inflazione | 43,4% |
L’istituzione di un salario minimo | 33,6% |
Contrastare il lavoro irregolare e nero | 30,9% |
Più tutele e supporto ai genitori con figli | 21,1% |
La regolarizzazione dello smart working | 19,7% |
Aumentare la sicurezza sul lavoro | 17,1% |
Formare meglio gli studenti con le competenze richieste dal mercato | 17% |
Ridurre il gender gap, la disparità salariale tra uomini e donne | 14,5% |
L’obbligo di retribuzione per gli stage curriculari e l’abolizione degli stage extra-curriculari | 13,2% |