Se la mandante punta a “semplificazione e agilità”, per accorciare la catena, aumentare l’operatività e togliere la burocrazia, gli agenti si dicono preoccupati da ulteriori aumenti tariffari, concorrenza dei broker e Crm. E intanto eleggoSe la mandante punta a “semplificazione e agilità”, per accorciare la catena, aumentare l’operatività e togliere la burocrazia, gli agenti si dicono preoccupati da ulteriori aumenti tariffari, concorrenza dei broker e Crm. E intanto eleggono il loro nuovo rappresentanteno il loro nuovo rappresentante
Per l’Unione agenti Axa (circa 640 agenzie iscritte per un totale di un migliaio di agenti) è iniziata da qualche settimana una nuova fase. Il no di Alessandro Lazzaro a un secondo mandato, dopo l’elezione “movimentata” di due anni fa, ha aperto le porte a un nuovo capitolo: targato Loretta Credaro. L’agente di Sondrio è stata infatti eletta alla guida della rappresentanza agenziale al termine della terza assemblea che si è svolta a Chia, in Sardegna, alla fine dello scorso mese di maggio.
L’evento è servito per fare il punto sullo stato delle agenzie Axa e sul rapporto con la mandante e per tirare le somme al termine di un biennio a dir poco tranquillo. Ma anche su quella che è, oggi, l’Unione agenti Axa. «Una rappresentanza forte e unita, che è un patrimonio fondamentale con un grandissimo valore», ha sottolineato il presidente uscente Lazzaro, «una forza di cui forse ancora non abbiamo preso sufficientemente coscienza».
Il gruppo, nato nel novembre del 2014 dalla fusione fra le storiche rappresentanze degli agenti Axa (Gruppo agenti Axa Italia e Gruppo agenti Axa, ex confederazione), a maggio del 2015 era stato chiamato a eleggere il primo presidente dopo il periodo di transizione retto dai due presidenti dei due ex gruppi sciolti. Ma clamorosamente non si era trovato un accordo. Due mesi dopo la replica, sempre a Roma, e con il 70% delle preferenze era stato eletto Lazzaro.
«Oggi l’Unione agenti Axa, alla fine di questo biennio, ha una struttura, un’identità e un’organizzazione forte e poggia su basi economiche molto solide», ha affermato Lazzaro. «Un periodo nel quale Axa, sia la casa madre sia l’entità italiana, hanno anch’esse cambiato pelle e che impone agli agenti di vedere e di affrontare le cose dimenticando il mondo lavorativo con il quale abbiamo costruito la nostra carriera e abbiamo contribuito ai successi dell’impresa. È in ogni caso indispensabile rafforzare questa progettualità e moltiplicare gli sforzi, per far sì che sempre più, nell’immediato futuro, quel patrimonio costituito dal valore, che solo gli agenti hanno saputo esprimere e non soltanto economicamente, sia finalmente oggetto di investimenti importanti da parte di Axa».
Dunque sarà Credaro (eletta presidente con 430 voti su 463) a tenere le redini del gruppo per i prossimi due anni. E lo farà in collaborazione con una giunta esecutiva che è stata rinnovata e che è completata dal vicepresidente vicario Salvatore Palermo (faceva già parte della giunta precedente), dal vicepresidente Matteo Comi (new entry) e dai membri Andrea Fossati (nuovo), Angelo Marinelli (nuovo), Filippo Sala (confermato) e Vittorio Filianoti (nuovo). Su sette componenti, i nuovi ingressi sono cinque (hanno concluso la loro esperienza in giunta oltre a Lazzaro anche Paolo Marcheschi, Amerigo Colarusso, Erik Somaschini e Chiara Vallini). Si può dunque parlare di un vero e proprio ricambio, sebbene il lavoro svolto dalla giunta guidata da Lazzaro abbia comunque riscosso apprezzamenti da parte dell’assemblea.
Tanti i temi da dibattere in futuro. A partire dalla proposizione commerciale nell’auto da parte della compagnia; per gli agenti, Axa «naviga a vista e a ogni colpo di vento cambia direzione senza una strategia chiara». Ci sono poi da discutere gli «ulteriori aumenti tariffari e l’ulteriore riduzione del montesconti» che, sempre secondo l’Unione agenti Axa, «non faranno altro che aggiungere confusione a una situazione che patisce già le scelte aziendali dei mesi precedenti» e in particolare alla «stessa situazione vissuta a inizio 2016, con l’aggravante che le agenzie non sono più in grado di sopportare ulteriori sacrifici economici».
Da segnalare anche l’argomento multicanalità. Gli agenti sono convinti che la compagnia persegua un disegno multicanale che predilige «una politica distributiva “aperta”, senza vincoli e che, pur di generare business in tempi rapidi, non tiene conto grazie a chi e come siano stati ottenuti questi straordinari risultati di bilancio che, oggi, sembrano insufficienti a garantire stabilità nel tempo». Il riferimento, tra gli altri, è ai broker: l’Unione agenti Axa non gradisce il fatto che la compagnia stia «includendo le piattaforme aperte di sottoscrizione dei grandi broker nel perimetro di attività destinato esclusivamente alle agenzie».
Ci sono poi altre questioni sul tavolo, come per esempio quelle legate al crm. Su quali processi e strumenti si appoggia? Si chiedono gli agenti, che lamentano un processo di quietanziamento «che non si può definire tale», una fluidità dei sistemi di emissione e un’innovazione rappresentata dal paperless «già in parte obsoleta rispetto alla soluzione tecnologica adottata da Axa, che ancora oggi si cerca di far funzionare in modo stabile ed efficace»
Uno dei risultati importanti raggiunti dalla giunta precedente è stato senza dubbio la definizione di alcuni istituti come gli accordi automazione, dati e digital. Per Lazzaro, modificare l’impianto delle infrastrutture tecnologiche delle agenzie e il loro governo segna «una svolta epocale, sia nella nostra organizzazione agenziale, sia nella politica di gestione di tale attività, imponendo alle stesse agenzie un atteggiamento profondamente diverso rispetto a ciò che, da sempre, era in atto. La scelta di diventare proprietari del back office e dell’infrastruttura tecnologica non è soltanto uno dei punti chiave necessari a operare secondo principi di indipendenza e di autonomia, ma un cambiamento culturale che ha generato e dovrà generare, in futuro, una maggiore consapevolezza di ogni iscritto nella gestione della propria agenzia in un contesto di mercato che vedrà la componente tecnologica come uno dei principali elementi su cui concentrare programmazione e investimenti».
L’accordo di automazione, ha ricordato Lazzaro, «ha garantito a ogni agente di dotarsi di un proprio back office e di rinnovare il parco hardware praticamente a costo zero». Ma questo «non sarebbe stato sufficiente a garantire sia quell’autonomia imprenditoriale che prima non era nei fatti possibile esercitare, sia le necessarie tutele in tema di protezione dei dati e di presidio del mondo digitale».
Da qui la necessità di definire altri due accordi, dati e digital, in grado di garantire «tutele importanti a garanzia di quella condivisione delle informazioni che è presupposto indispensabile per poter competere in un mercato digitale altrimenti precluso al singolo agente o a un gruppo agenti, ma che è, allo stesso tempo, patrimonio prezioso per ogni agente».
L’accordo dati garantisce «la libera scelta di ogni iscritto di operare senza condividere alcuna informazione con l’impresa e anzi di beneficiare in tempo reale del ritorno delle informazioni generate sui sistemi aziendali, introducendo dei principi di garanzia, nel caso di condivisione delle informazioni, che migliorano diversi aspetti legati all’ormai bistrattato Accordo nazionale agenti 2003», ha sottolineato Lazzaro.
Nel corso dell’assemblea di Chia hanno partecipato anche i vertici di Axa Italia. Il gruppo, non più tardi di un mese e mezzo fa, ha rivisto il proprio modello organizzativo lanciandone uno nuovo. Una struttura incentrata su «semplificazione e agilità», che ha superato «il modello delle direzioni generali, accorciando i livelli gerarchici e focalizzando tutta l’azienda sul servizio al cliente».
Per agevolare l’implementazione del nuovo modello sono state individuate cinque leve fondamentali: semplificazione della filiera decisionale e delle responsabilità (sono state di fatto eliminate le direzioni generali per canale e la riduzione del numero di comitati e dei livelli gerarchici); creazione di una funzione customer (l’obiettivo è promuovere sempre di più la centralità del cliente, attraverso l’accorpamento al suo interno delle funzioni marketing, crm, digital e strategia); realizzazione del modello omnicanale (c’è adesso una struttura di riferimento unica per tutte le attività di distribuzione e vendita per il canale agenziale, bancario e delle partnership); conferimento della responsabilità del risultato operativo alle due linee di business, danni (P&C) e vita (L&S), in analogia con quanto avviene a livello di capogruppo Axa SA; creazione di una direzione transformation (allo scopo di rendere la compagnia «più agile, veloce ed efficiente»).
Axa Italia ha definito anche il suo management committee. Oggi ne fanno parte e riportano a Patrick Cohen, ceo di Axa Italia: Domenico Martiello per la direzione distribution & sales, Armando Ponzini per la direzione danni (P&C), Michele Spagnuolo per la direzione vita e previdenza (L&S), Giacomo Gigantiello per la direzione transformation, Roland Moquet per la direzione finance, Maurizio Rainò per la direzione claims, Maurizio Di Fonzo per la direzione risorse umane, organizzazione e change management, Isabella Falautano per la direzione communication, corporate responsibility & public affairs, Fabio Accorinti per la direzione corporate governance & compliance, e Sandra Ratovonarivo per la direzione rischi. La responsabilità della direzione customer è stata assunta ad interim dallo stesso Cohen.
La recente organizzazione del modello di Axa Italia è tesa alla semplificazione e l’obiettivo è quello di accorciare la catena, essere più operativi, togliere la burocrazia, anche in un’ottica di costruire un rapporto molto più semplice con la rete agenziale, ha sottolineato Cohen, intervenendo all’assemblea dell’Unione agenti Axa in Sardegna.
Per realizzare i numeri e i progetti che la compagnia si è prefissata è importante facilitare l’operatività delle agenzie attraverso processi che siano funzionali all’attività degli intermediari, ha aggiunto Cohen. Il ceo ha specificato anche che non si tratta solo di una modifica organizzativa, ma di un cambiamento anche culturale.
E gli agenti? Per Cohen sono centrali nella strategia distributiva di Axa e non vi è alcuna intenzione di bypassarli. Il futuro? Continuare a crescere e per raggiungere questo obiettivo. E Cohen ha detto che ci metterà tutta la sua passione ed energia.
Gli agenti attendono, non senza timori. «Il più grande rischio che vedo oggi per la compagnia, intenta a una rincorsa verso obiettivi che a volte sembrano impossibili, è quella di perdere l’identità», ha affermato Lazzaro. «Costruire l’identità di un azienda è un processo molto lungo, costoso e che richiede molti sforzi. Per perderla il processo è molto più rapido».
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