Brexit, Agenzia del farmaco, migranti, periferie sono i temi caldi sull’agenda del sindaco del capoluogo lombardo. La città, diventata “modello”, sta giocando diverse partite, tutte volte a rafforzare e accrescere la sua reputazione, sia in ambito nazionale che internazionale
[auth href=”http://www.worldexcellence.it/registrazione/” text=”Per leggere l’intero articolo devi essere un utente registrato.
Clicca qui per registrarti gratis adesso o esegui il login per continuare.”]A Milano, Giuseppe Sala detto Beppe, 59 anni (nato in città ma cresciuto a Varedo, Brianza), ci tornò la prima volta per frequentare l’Università Bocconi, facoltà di Economia e commercio. E non se ne andò più. È qui «che da sempre svolgo la mia attività lavorativa», ricorda: «Ho ricoperto ruoli dirigenziali in aziende di rilievo internazionale, a partire da Pirelli e Telecom; sono stato direttore generale del Comune, amministratore delegato di Expo 2015 e poi commissario unico delegato del governo per l’Esposizione Universale». Dal 21 giugno 2016 è sindaco della città. «Milano mi ha dato tanto e continua a darmi tanti stimoli, oltre che orgoglio e responsabilità che spero di onorare con le scelte che ogni giorno sono chiamato a prendere per il bene dei miei concittadini e per rendere sempre più attraente e accogliente questa splendida città». Una città che vuole giocare un ruolo da protagonista nello scenario economico internazionale.
Qual è il suo punto di vista in merito all’attuale scenario economico, politico e sociale? Quali sono i principali temi di attualità da affrontare con urgenza e determinazione e come si posiziona Milano in tale contesto?
Brexit e migranti. Sono questi i principali temi su cui tutte le istituzioni, internazionali, nazionali e locali, sono chiamate a confrontarsi. Si tratta di questioni che Milano sta affrontando con coerenza e determinazione. La Brexit e gli scenari del post-Brexit hanno aperto sicuramente delle opportunità per la nostra città: grazie anche al supporto del governo, Milano si sta proponendo come hub finanziario di riferimento europeo, garantendo delle agevolazioni alle aziende e alle banche che intendono trasferire il proprio business dalla City in Italia e nella nostra città. E non solo. Milano si è candidata per ospitare l’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, che ad oggi ha sede a Londra: abbiamo presentato un dossier competitivo e contiamo di vincere questa importante partita. Milano sa bene che apertura internazionale non vuol dire solo capacità di attrarre investimenti dall’estero. Apertura significa capacità di accogliere chi è in difficoltà e fugge dal proprio Paese per un futuro migliore, significa offrire un’opportunità di promozione personale e professionale nel rispetto delle regole. Attraverso il terzo settore attivo nella nostra città, ci impegniamo affinché la solidarietà continui a essere una realtà, oltre che un valore da coltivare e incoraggiare. D’altro canto, è innegabile che un flusso migratorio di dimensioni crescenti apra a questioni e a riflessioni importanti e serie, che riguardano sia la necessità di offrire accoglienza e assistenza dignitose a queste persone che arrivano in Italia e in Europa, fuggendo da povertà, guerra o da Paesi dove non vengono loro riconosciuti i diritti, sia il dovere di regolamentare la loro presenza, per la sicurezza di tutti i cittadini e per loro stessi.
Quali sono gli asset che rendono Milano centrale per lo sviluppo del Paese?
Milano sta vivendo un periodo davvero positivo. Ciò è dovuto al fatto che tutte le componenti della società, istituzioni, imprese, terzo settore, enti culturali, cittadini, stanno facendo la propria parte, consapevoli che ognuna sta apportando un contributo fondamentale alla percezione positiva globale della città, sia in ambito nazionale sia internazionale. Non c’è settore in cui Milano non stia dando il meglio di sé: moda, design, ricerca, scienza, tecnologia e innovazione, cultura, arte, finanza, imprenditoria, food, ambiente, mobilità e non solo. C’è una sinergia di intenti che si concretizza nel nuovo volto di Milano, sempre più internazionale, sempre più propositiva e leader, sempre più ambiziosa e determinata a raggiungere il ruolo di punto di riferimento che le compete e che sa di poter svolgere con autorevolezza, per il bene di tutto il Paese.
Possiamo parlare di «made in Milano» oppure si corre il rischio di uno scollamento con il resto del Paese nella strategia di valorizzazione del made in Italy nel mondo?
Se con «made in Milano» si vuole identificare un modello, un modus operandi fatto di collaborazione e condivisione di intenzioni per raggiungere obiettivi di alto livello, direi che è certamente sinonimo di qualità, efficienza, concretezza e creatività. Ovviamente questo «made in Milano» è possibile perché alle spalle c’è un made in Italy forte, un’etichetta che applichiamo con orgoglio alle eccellenze che il tessuto produttivo del nostro Paese sa realizzare e di cui anche Milano è espressione.
Quali sono i progetti avviati dal Comune di Milano a sostegno di tale centralità e della valorizzazione territoriale e del made in Italy nel mondo?
Milano sta giocando diverse partite, tutte volte a rafforzare e accrescere la sua reputazione. Per valorizzare ogni singolo ambito in cui la città si esprime, abbiamo dato il via a YesMilano, un logo che racchiude iniziative e palinsesti di eventi, in grado di attrarre interessi di diversa natura. Nel 2018 avremo 15 tra «week» (iniziative che durano un’intera settimana) e «city», tematiche della durata di un weekend: dalle Fashion week a Museo city, dalla Design week a Piano city, dalla Food city alla Photo week, alla Movie week e Book city ecc. In questo modo contiamo di mantenere viva l’attenzione dei turisti e dei cittadini durante l’intero anno, proponendo un’offerta di appuntamenti varia e accattivante, al passo con i tempi e contemporanea, esattamente com’è Milano. Questa vivacità culturale è senza dubbio una leva importante anche per vincere le importanti sfide internazionali che ci siamo posti, a cominciare dalla candidatura per ospitare l’Ema. Offrire un ambiente culturalmente stimolante con proposte di qualità non può che costituire un plus di assoluto valore.
Come si collocano le periferie nella strategia di sviluppo di Milano? Come e in che misura concorrono alla sua centralità?
Le periferie occupano un ruolo centrale e fondamentale per lo sviluppo di Milano. Per questo motivo, abbiamo deciso di avviare il Piano periferie, oltre 300 milioni di euro destinati a interventi in cinque ambiti strategici: Giambellino-Lorenteggio, Adriano-Padova-Rizzoli, Corvetto-Chiaravalle-Porto di Mare, Niguarda-Bovisa e Qt8-Gallaratese. Si tratta di progetti di diversa natura che ci permettono di lavorare sulla ristrutturazione e riqualificazione di edifici, parchi, strutture sportive ecc., sempre con l’obiettivo di promuovere la rinascita economica e sociale di queste zone, abbiamo lanciato anche un «bando alle periferie», per sostenere progetti e iniziative con cui rendere più vivi, connessi e accessibili i quartieri prioritari del Piano periferie.
Che cosa occorre ancora fare affinché Milano divenga player internazionale capace di attirare capitale umano e risorse? Su cosa occorre puntare per rafforzare l’immagine e l’attrattività di Milano nel mondo e quali sono gli elementi imprescindibili di una strategia efficace volta a garantirne il raggiungimento?
La collaborazione è la via maestra per tagliare i traguardi più importanti. Come ho avuto modo di sperimentare direttamente, quando le istituzioni fanno squadra si ottengono i risultati sperati. Questo è ciò che sta accadendo anche in ottica post Brexit, con le misure e gli incentivi economici che il governo ha attuato per richiamare in Italia e su Milano capitale umano e investimenti dall’estero e la costituzione del Comitato Milano European Financial Hub, che vede la collaborazione di governo, comune, regione Lombardia, Banca d’Italia e Consob, per stimolare la creazione a Milano di un polo finanziario europeo competitivo.
Quali sono i principali obiettivi e come si propone di realizzarli a livello locale e nazionale per valorizzare Milano nello scenario internazionale da qui al prossimo anno? Vi sono dei modelli di altri città a cui si ispira nella sua strategia di valorizzazione?
Più che guardare al prossimo anno, preferisco proiettarmi sull’intero mandato. E più che prendere a modello una singola città, credo nella condivisione di best practice, riadattando strumenti risultati efficaci all’estero al contesto locale. Perciò, con la giunta stiamo lavorando per fare di Milano una città sempre più connessa, fra pochi anni sarà possibile percorrere la tratta Linate-San Babila in 14 minuti, con la metropolitana, verde e riqualificata; abbiamo avviato l’iter per la riqualificazione degli ex scali ferroviari della città e stiamo lavorando a un importante piano per la manutenzione degli immobili di edilizia residenziale pubblica e il recupero delle case sfitte, a una città aperta alla novità, non ultima la riapertura graduale di alcuni tratti dei Navigli, e alle nuove soluzioni di mobilità, come già sta dimostrando di essere. Questi sono solo alcuni esempi degli ambiti in cui siamo impegnati a livello locale e che contribuiscono a definire l’immagine internazionale di una città contemporanea, attenta all’ambiente e pronta alle sperimentazioni.
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