I film di fantascienza con robot che si muovono e che ragionano come gli uomini (se non meglio di loro) e che basano i loro ragionamenti su un quantitativo enorme di informazioni e su una capacità di apprendimento autonomo elaborata dall’esperienza, stanno per diventare realtà. Gli studi sull’intelligenza artificiale entrano infatti in una fase più avanzata che ci proietterà, nel giro di qualche anno, in uno scenario del tutto inedito e, per molti aspetti, rivoluzionario rispetto al contesto nel quale abbiamo finora vissuto. Gli scienziati di tutto il mondo stanno lavorando intensamente sull’argomento. E i progetti allo studio sono numerosi e avanzati. In Francia, per esempio, lo scorso aprile i ricercatori del National Center for Scientific Research, della multinazionale Thales e delle Università di Bordeaux, di Paris-Sud e di Evry hanno annunciato la creazione di sinapsi artificiali in grado di apprendere autonomamente. La sinapsi naturale, consente la comunicazione delle cellule del tessuto nervoso tra loro o con altre cellule. Nell’uomo, attraverso la trasmissione sinaptica, l’impulso nervoso viaggia da un neurone all’altro o da un neurone a una fibra per esempio muscolare. È facile quindi intuire quanto essere riusciti a riprodurre questo procedimento in laboratorio abbia dato uno slancio in avanti agli studi sull’intelligenza artificiale. La strada è segnata ed è un cammino dal quale non si può tornare indietro. Che piaccia o no, l’uomo si ritroverà, nel giro di poco tempo, a non potere fare a meno di convivere con robot destinati a diventare, con l’avanzare degli studi sull’apprendimento autonomo, sempre più intelligenti e indipendenti. Macchine pensanti che lo potranno sostituire in molte mansioni odierne perché più efficienti e meno costose e alle quali verranno delegate sempre più funzioni. E qui si aprono numerosi interrogativi che vanno dalle questioni etiche a quelle legate all’evoluzione della specie umana. Nel primo caso occorreranno regole etiche da rispettare nella convivenza con i robot, un argomento questo destinato d’ora in poi a diventare sempre più attuale. L’Europa se ne sta già interessando. Lo scorso febbraio il Parlamento europeo, in vista dell’arrivo tra qualche anno di automobili che non avranno bisogno di autista, ha chiesto alla Commissione europea di individuare responsabilità civili e penali precise in caso di danni causati dagli automi. Ma il fatto che i robot potranno essere in grado di pensare, e quindi di agire autonomamente, sta facendo discutere anche sulla possibilità di considerarli un giorno vere e proprie persone giuridiche. Relativamente all’evoluzione della specie umana, senza arrivare agli estremismi di alcuni scienziati tra cui Elon Musk, imprenditore tra i più illuminati del mondo e inventore, tra l’altro, del PayPal, secondo il quale gli uomini potranno sopravvivere solo se si evolveranno in cyborg, inglobando cioè in loro stessi la potenza di calcolo dei computer, una cosa è certa: più si svilupperanno gli studi sull’intelligenza artificiale più sarà necessario aumentare la nostra conoscenza.
Per affrontare il mondo nuovo al quale stiamo andando incontro, senza restarne emarginati, ma anzi cogliendone le enormi opportunità di benessere e di crescita che inevitabilmente verrà ad aprire, occorrerà studiare impegnandosi in modo continuativo nel tempo. Il confronto con le macchine intelligenti si reggerà infatti sulla competenza e sulla preparazione. Per il nostro lavoro e la crescita professionale la formazione e la ricerca assumeranno un ruolo sempre più strategico. L’Italia da questo punto di vista parte in ritardo, non ha mai dato peso e investito risorse nella ricerca e nella formazione ritenendo, con un’ottica miope, più rilevante l’aspetto dei costi immediati piuttosto che quello dei benefici futuri. Ma è proprio principalmente su questi due aspetti, che rappresentano le due facce di un’unica medaglia, che si giocherà negli anni a venire la nostra possibilità di restare competitivi sul mercato.