Nordic style

I tessuti sono italiani e inglesi. Le linee, classiche e pulite, ma con un tocco eccentrico. Gli abiti, a edizione limitata e su misura. Dall’Estonia, un marchio di moda guida la rinascita creativa della piccola repubblica baltica.

Tallinn sembra uscire da un libro di fiabe. Una calca di tetti acuminati e rossi che si fan largo tra torrette e pinnacoli: tutto a debita distanza da un mare che è stato fonte di ricchezze e di dolorose invasioni. Però le tinte, che hanno la leggerezza dell’aria, e gli stucchi neoclassici aiutano a sdrammatizzare i tratti medioevali di questa città dal 1997 patrimonio dell’Unesco. Fino a una ventina d’anni fa, Tallinn era un’araba fenice, inaccessibile per via del blocco sovietico. Ora è il cuore di un paese fra i più avanzati tecnologicamente, soprattutto nell’e-government, è il luogo con il più alto tasso di startup pro-capite al mondo (certo: l’Estonia è un piccolo francobollo abitato da un milione e 300mila persone). Skype, per dire, è nato qui benché a capitalizzarne risorse e potenzialità è stato il solito gigante statunitense, in questo caso Microsoft. Tallinn è poi meta di un turismo che ha innescato un giro d’affari in continua lievitazione. C’è voglia di essere, di fare. Ovunque gru e ponteggi. Lassù, nella città vecchia, si rinfrescano antiche memorie, in basso, si innalzano stabili ultramoderni, hotel pronti ad accogliere businessman attratti da un’economia in crescita. Centri commerciali grandi come quartieri rammentano che anche qui è approdato il capitalismo consumistico.

In questo contesto pieno d’energia, nel 2010 è stato lanciato l’Oksana Tandit, marchio di moda sinonimo di esclusività, di fatto su misura, e d’eleganza sobria che però mai rinuncia a un tocco eccentrico. Oksana Tandit ama parlare di un mix fra «pragmatismo scandinavo e temperamento slavo». Che sono le due anime di questa donna nata (nel 1974) in una cittadina ucraina e poi migrata con la famiglia a Tallinn, quando aveva dieci anni. «Sono cresciuta in un paese in piena fase sovietica e che dunque ignorava l’esistenza della moda. Io stessa volevo fare la ballerina, perché in tv era quello che si vedeva: la danza. Così iniziai a fare costumi per il teatro e il balletto, la gente iniziò a chiedermi di confezionare abiti, le richieste aumentavano quindi mi decisi a coltivare questo talento e iscrivermi a un corso di moda». Arrivava al corso di fashion e design dopo aver studiato semiotica e filosofi a nella capitale intellettuale dell’Estonia, Tartu. Quindi coreografia. «Sono arrivata alla moda una quindicina di anni fa, creando un mio negozio monomarca, qui a Tallinn, cinque anni fa. Ma è perché stavo cercando la mia strada e avevo fatto tanti percorsi paralleli che ora, però, sono utilissimi», spiega. Perché nella moda, si sa, confluiscono talento, tecnica, competenze, ma ancor prima le esperienze dello stilista. «E se c’è un paese che più di tutti mi sta influenzando, quello è l’Italia», racconta la Tandit che imbevve la collezione 2016 dei colori di cui s’era riempita gli occhi visitando Venezia. Narra la sua storia in un italiano fluente. E confessa, «quando vengo a Milano, mi metto in un caffè e osservo come veste la gente, come si muove, anche come tiene una sigaretta. Vedo queste donne sempre ben vestite, di gran gusto, uomini che osano. Perché è difficile spingere un estone a vestire pantaloni rossi, mettere certe cravatte: qui sono ancora così timidi…». I personaggi più famosi dell’Estonia vestono nella boutique di Oksana Tandit: la presidente della repubblica, Kersti Kaljulaid, ma anche Kaja Kallas, membro del parlamento europeo. Le linee sono classiche, pulite, essenziali e vince il monocromatico, «però in tutto questo classicismo mi piace inserire qualcosa che destabilizzi un poco, un fiore inaspettato, una frangia, un dettaglio che dia carattere. E devo dire che sono proprio questi gli abiti a essere venduti subito, non i superclassici». Perché è chiaro che aldilà dei gusti personali, e del desiderio di creare per creare, «poiché il mio è un business e non un hobby, devo badare a cosa chiede il cliente. Alla fine è un compromesso fra creatività assoluta e desiderata dell’utente finale».

Aldilà dei clienti estoni, comunque la maggioranza assoluta dell’utenza della Tandit è straniera, c’è chi viene apposta a Tallinn per farsi confezionare abiti. «Noi garantiamo edizioni limitate dei nostri abiti, ma facciamo anche abiti su misura. Mi telefonano, fissiamo l’appuntamento, prendiamo le misure, vediamo le stoffe, si beve champagne. Coccoliamo il cliente, vogliamo che si senta la persona più importante del mondo quando viene da noi». E la mente va al recente film Filo nascosto, al privilegio di veder sbocciare il proprio abito in un contesto speciale, e creato da abili mani. Lusso? Quanto a trattamenti sicuramente, anche l’idea del numero limitato, e dunque per pochi, viaggia a braccetto con il concetto di lusso: però abbordabile. Un abito Oksana Tandit costa fra 350 e 850 euro. Di ecommerce neanche a parlarne: «Vogliamo produrre pochi numeri per ogni tipologia di abito, non vogliamo

invadere il pianeta con abiti tutti uguali». Si opera secondo i criteri della piccola impresa all’italiana, «Siamo un team di sei persone, di cui quattro sarti: tre per donna e uno per uomo. Ci avvaliamo anche della collaborazione di piccoli laboratori vicini a Tallinn, raggiungibili in massimo 10 minuti di auto. Anche perché io voglio controllare tutto, voglio vedere il processo dall’inizio alla fine. Le dimensioni ridotte ci consentono di essere flessibili e personalizzare così l’offerta». I tessuti sono italiani e inglesi, si tratta sempre di fibre naturali. Dall’Inghilterra arrivano le lane, in testa il cachemire, dall’Italia crêpe, sete e lane leggere. Ora Oksana Tandit sta portando avanti un progetto che potrebbe fare la differenza nel mondo della moda nordico, ancora piccolo, lontano e soffocato da pregiudizi: difficile pensare l’estremo Nord come luogo di maison d’alta moda. Eppure, «qui in Estonia ci sono almeno 20 marchi interessanti.

Ci stiamo unendo per fare rete, per collaborare, per creare una strategia che ci possa far sbarcare oltre i confini nazionali. Già operiamo all’estero, ma siamo troppo piccoli per fare il salto di qualità. Dobbiamo unirci e fare squadra», suggerisce. Così è nata l’Estonian fashion brands association (Efba), una piattaforma che raggruppa i marchi più intriganti dell’Estonia post collasso sovietico. La Tandit conosce molto bene il contesto internazionale, ha molto inciso il passato di giornalista di moda: in questi panni ha esplorato tante sfilate in tutto il mondo. E proprio per questo «non voglio partecipare a sfilate famose, in città chiave. Non c’è spazio per noi. Dobbiamo trovare delle alternative». Detto questo, una cosa è certa: bisogna espatriare, l’Estonia è una pagliuzza, i suoi abitanti sono un ventesimo della popolazione di Pechino. «L’Estonia ha fatto passi da gigante, non dimentichiamoci che il risveglio c’è stato solo una ventina d’anni fa. Ma siamo consapevoli che ci confrontiamo con paesi dalle tradizioni secolari. C’è la coscienza di questo, ma allo stesso tempo sappiamo che bisogna pure iniziare». S’inizia nel paese cruciale per le startup. «Come tutti i Paesi ex sovietici, quando ha potuto aprirsi al mondo dopo decenni di chiusura ha visto un’esplosione di creatività, di energie, di curiosità d’assimilare quello che non s’era visto fino a quel momento».

A cura di Piera Anna Franini

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