L’attento esame delle vicende americane che hanno avuto, e continuano ad avere, esiti imprevedibili porta a considerazioni allarmanti sulla velocità con cui le nuove tecnologie si propagano e consentono a gruppi di avanguardia utilizzi anche spregiudicati al servizio di pochi. L’enorme capacità di analisi ed approfondimento di dati già acquisita ed in continuo accrescimento, unitamente all’uso sempre più diffuso di carte di pagamento, internet, social network ecc. rendono possibile una mappatura significativa di profili del pubblico per valori, attese, paure, speranze e quindi una veicolazione di messaggi particolarmente mirati. Il felice utilizzo di tali mezzi in sede di campagna elettorale è avvenuto negli Stati Uniti per le presidenziali. Questo eccezionale potenziale di comunicazione, se non controbilanciato da una altrettanto potente capacità di critica, può prestarsi però anche a manipolazioni ciniche e pericolose non volte al bene del Paese ma al rafforzamento di poteri personali. Lo si potrebbe verificare anche nel caso italiano dove nella campagna elettorale stanno spesso prevalendo temi non sufficientemente approfonditi e di chiara natura populista. Al di là delle riflessioni sulle reali e concrete conseguenze che le varie allettanti proposte avrebbero sui costi, sullo sviluppo e sulla crescita del Paese (di cui se ne è poco parlato) quel che preme in questa sede sottolineare è quanto i sondaggi, il marketing, internet e i social network stiano di fatto determinando e avendo influenza su discorsi pubblici, atteggiamenti politici e prese di posizione dei vari partiti. Questa nuova e moderna forma di propaganda politica che nasce dall’analisi e dall’approfondimento tecnologico dei dati su comportamenti, gusti, desideri e speranze degli elettori in modo da conquistarli scientificamente dicendo loro esattamente quello che vorrebbero sentirsi dire, può diventare molto pericolosa perché colpisce l’immaginazione di una gran massa di persone non sufficientemente al corrente delle risorse disponibili nel Paese e delle capacità reali relative alla realizzazione dei programmi enunciati. Da qui emergono alcune considerazioni. La prima è che questo modo di farsi strada trova terreno fertile dove c’è ignoranza e superficialità che a loro volta si alimentano in una sorta di circolo vizioso. La seconda è che mai come oggi diventa importante per tutti rendersi conto dell’enorme potenziale di convincimento reso possibile dalle nuove tecnologie e quindi dell’urgente necessità di accrescere le conoscenze nel pubblico per non cadere nella rete di chi con scaltrezza si serve dei nuovi mezzi per accrescere potere, ruolo e posizione sociale. Infine la terza, strettamente collegata alle altre due, è comprendere in pieno il passaggio epocale che sta attraversando il mondo attuale senza infilarsi nel turbine e nella tempesta. Come Philip Kotler sostiene nel libro Ripensare il capitalismo «Oggi il mondo è più interconnesso e interdipendente che mai. Quando le cose vanno bene, l’interdipendenza globale va a vantaggio di tutti; ma quando le cose vanno male, diffonde rapidamente sofferenza e danni. Il risvolto positivo sono costi più bassi ma l’altra faccia della medaglia è una maggiore vulnerabilità». L’innovazione tecnologica scardina i vecchi modelli di business imponendone altri, chiude strade tradizionali e nello stesso tempo, apre nuovi spazi e crea opportunità. Capire che tutto questo è inevitabile e che se si mette la testa sotto le ali, si rischia di finire in miseria è il primo passo per non rifugiarsi in un mondo nostalgico, credere a tante inutili promesse e lasciare alla fine che a condurre i giochi siano solo demagoghi interessati al loro benessere e non a quello della collettività.