Nel suo discorso di insediamento alla Casa Bianca dopo la vittoria alle elezioni del 2024, Donald Trump parla ha promesso che la sua sarà l’età dell’oro dell’America. Il riferimento non è casuale: il concetto di “età dell’oro” affonda le proprie radici in numerose tradizioni antiche, tra cui quella greca.
Cosa significa quindi questa storica espressione all’apparenza banale? Vediamo le sue origini.
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Cosa significa età dell’oro: tra storia e mitologia
L’età dell’oro è un tempo mitico di prosperità e abbondanza, che ricorre in molte tradizioni antiche, tra cui quella greca. L’espressione italiana ha le proprie origini nel latino aurea aetas.
Secondo le leggende del tempo, nell’età dell’oro gli uomini vivevano in libertà senza leggi né lavoro. Non serviva neppure coltivare la terra, perché essa cresceva spontaneamente e in maniera rigogliosa, e non c’era la proprietà privata, le guerre o l’odio.
L’unica stagione sempre presente era la primavera con le sue temperature miti, senza freddi puntenti o caldi afosi. Dal momento che le temperature erano perennemente favorevoli alla vita dell’uomo, non era necessario costruire delle abitazioni per proteggersi dal freddo o rifugiarsi all’interno delle grotte.
L’età dell’oro termina per volere del padre degli dei e, successivamente, ha inizio l’età dell’argento.
Il primo riferimento all’età dell’oro: la descrizione di Esiodo
L’espressione “età dell’oro” compare per la prima volta all’interno del poema Le opere e i giorni di Esiodo nel corso dell’VIII secolo a.C. Il poeta individua una serie di età mitiche, la prima delle quali è appunto l’età dell’oro: il tempo di “un’aurea stirpe di uomini mortali”, i quali crearono gli stessi dei dell’Olimpo. Questi “uomini d’oro” vissero ancora prima delle divinità, ai tempi di Crono.
Per Esiodo le età mitiche sono, in ordine di successione:
- L’età dell’oro
- L’età dell’argento
- L’età degli eroi
- L’età del ferro
Questo processo di involuzione del ruolo dell’uomo è stato deciso da Zeus e ha il suo inizio nella creazione di Pandora, la prima donna. Pandora fu donata all’uomo come punizione per il furto del fuoco da parte di Prometeo, il Titano che l’aveva rubato dagli dei, i suoi legittimi proprietari.
Il ruolo di Pandora è molto simile a quello che ricopre Eva nella Bibbia. Qui, a causa del peccato originale, compiuto dalla donna, all’uomo viene negata la vita felice nell’Eden. Allo stesso modo, secondo la mitologia, Pandora è responsabile di aver aperto il vaso contenente tutti i mali, che si sono così diffusi nel mondo.
Con quest’azione, termina l’età dell’oro, in quanto l’uomo prende contatto con tutti i mali che fino a quel momento gli erano sconosciuti.
L’età dell’oro nelle Bucoliche di Virgilio
Nella quarta egloga delle Bucoliche, Virgilio teorizza l’arrivo di un puer, un fanciullo che dà inizio all’età dell’oro. La sua visione della storia è ciclica: teorizza una serie di età che si ripetono in continuazione, come succede con le stagioni. A partire dall’età dell’oro, si passa all’età dell’argento, a quella del rame e a quella del ferro, per poi tornare nuovamente all’età dell’oro, secondo un ciclo infinito.
Virgilio nella sua opera è volutamente vago riguardo all’identità del puer. Secondo alcuni si sarebbe trattato di Ottaviano, o del possibile figlio di Ottavia, sorella di Ottaviano, e Marco Antonio. Un’altra ipotesi vede nel puer la figura del console Pollione o di suo figlio.
Durante l’età augustea, il mito dell’età dell’oro assume importanza nel contesto della propaganda politica. Questo tempo di prosperità e abbondanza viene utilizzato come esempio di una nuova possibile realtà politica ideale.
Altri riferimenti all’età dell’oro: le opere di Lucrezio e Ovidio
Il mito dell’età dell’oro viene ripreso da tanti autori della Roma antica. Un esempio è Lucrezio, che la rifiuta in quanto rappresenta un decadimento dell’umanità a partire da una condizione ideale, provocato dell’abbandono degli dei.
Lucrezio confronta gli uomini delle origini con i suoi contemporanei, evidenziandone i vantaggi ormai perduti: vigore fisico, facilità nella procurazione dei mezzi di sussistenza, assenza di guerra e odio. Considera, tuttavia, anche gli svantaggi, come la difficoltà a difendersi in caso di aggressioni e l’assenza di cure per le malattie. Evidenzia anche la presenza massiccia dell’ignoranza, sconfitta solamente con Epicuro, colui che avrebbe portato la ragione. Non c’è in Lucrezio nessuna nostalgia per l’età dell’oro.
Il riferimento all’età dell’oro è presente anche in Ovidio, la cui visione è molto simile a quella di Esiodo. Nelle Metamorfosi parla di una prima età aurea, fiorita spontaneamente, priva di leggi, ma naturalmente giusta.