La ricerca dell’Osservatorio Food Sustainability rivela l’attenzione rivolta alle start-up del mondo agrifood, le quali lavorano su obiettivi sostenibili.
Nel corso del 2020, la prevenzione degli sprechi e la gestione delle eccedenze, l’importanza delle filiere corte, l’utilizzo di packaging innovativi o ancora la culinary economy, sono stati alcuni trend topic più caldi. Infatti, una delle lotte più dibattute è stata senza dubbio quella allo spreco, che ha riscontrato un largo consenso da parte di numerose start-up, evidenziando una crescita del 56%. Queste, sembrerebbe che proprio nel corso del 2020, abbiano raggiunto una maturazione tale da poter sfruttare le potenzialità dell’innovazione.
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Un’Italia innovativa e sostenibile
A livello nazionale, le startup innovative focalizzate sulla sostenibilità sono in dodicesima posizione, con un totale di 22 startup agrifood (in pole position troviamo Norvegia, Israele e Uganda). In totale, quelle censite sono 76 (15 in più rispetto all’anno precedente).
Il focus di 1.808 start-up sulla Food Sustainability
La ricerca sviluppata dall’Osservatorio Food Sustainability della School of Management del Politecnico di Milano, conferma che 1.808 startup del mondo agrifood, sono nate con lo scopo di lavorare ad obiettivi sostenibili. Proprio a conferma di quanto riportato, uno dei settori che sottolinea una maggior attenzione alla sostenibilità, è il mondo del food. Qui, i cambiamenti sono ancor più importanti e il lavoro svolto in ottica sostenibile, ancora più rilevante. In particolare si parla di:
- ridurre lo spreco alimentare;
- valorizzare le performance in chiave sostenibile,
- ridurre gli sprechi e migliorare la gestione delle filiere corte;
- creare soluzioni che possano ampliare forme di equilibrio e di sostenibilità (anche in termini economici) tra i piccoli produttori e la grande distribuzione;
- sviluppare un rapporto capace di garantire una visione complessiva su tutto il ciclo di vita ed introdurre una forma di economia circolare.
Ridurre ogni spreco su tutta la filiera
Senza dubbio, i focus cardine rimangono il tema della sostenibilità alimentare e la lotta allo spreco, i due punti diretti (e non) della pandemia. Infatti, nel suddetto arco temporale, i sistemi alimentari urbani sono entrati in crisi, evidenziando un calo di risorse per quelle fasce della popolazione più deboli. Questo, ha inevitabilmente incrementato il clima di incertezza da parte delle filiere agroalimentari, incapaci di affrontare la crescita di domanda e a sua volta l’ottimizzazione delle risorse.
E’ per questo motivo che nella logica del From Farm to Fork, risultano fondamentali le soluzioni digitali, capaci di recuperare dati, analizzarli e condividerli in modo sicuro. Ma non solo. Infatti, l’obiettivo centrale rimane quello di ridurre al massimo lo spreco da ogni punto della filiera, ma anche ripensare alle food chain. In che modo? Compatibile con le logiche dell’economia circolare.
Stando agli agridata o food data, dono 744 le startup (41% del totale) che focalizzano i loro progetti sulla gestione dei dati per ottimizzare la produzione e ridurre lo spreco.
Investire sulla sostenibilità
Il potenziale delle startup legate alla food sustainability è testimoniato dall’ingente volume di finanziamenti di risorse che stanno inevitabilmente innovando la filiera del food. Infatti, delle 7.120 startup censite dall’Osservatorio, il 40% ha ricevuto almeno un finanziamento pari a 5,6 miliardi di dollari, mediamente in sensibile crescita rispetto a quella del 2019 (5,2).