La Legge di Stabilità favorisce la diffusione dei terminali Pos. Ma il mercato corre verso il mobile, mentre Google, Apple e Amazon sono pronti a entrare nel settore. E i modelli tradizionali sono destinati a cambiare
[auth href=”http://www.worldexcellence.it/registrazione/” text=”Per leggere l’intero articolo devi essere un utente registrato.
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Se ne è parlato alla tavola rotonda “Pos e Legge di Stabilità: nuove sfide per il mercato dei pagamenti elettronici”, organizzata da Le Fonti e moderata dal Direttore di World Excellence, Angela Maria Scullica. Ad intervenire i rappresentanti dei diversi player del settore: Claudio Carli, Italy Marketing & Communication Director di Ingenico, Ubaldo Rauso, Sales Manager di Verifone e Federico Hornbostel, AD di Argentea, operatori di soluzioni per i pagamenti elettronici come i terminali Pos; Davide Steffanini, Direttore Generale di Visa Italia, Roberto De Agostini, Project Manager Mobile Payment & Special Projects di Banca Mediolanum, Manuela Livraghi, Head of Contactless – Innovation Lab della società di servizi SIA, Marco Folcia, Associate Partner di PwC, Valeria Portale, Direttore dell’Osservatorio Mobile Payment & Commerce della School of Management del Politecnico di Milano e infine Orlando Merone, Presidente di SOLO, Alberto Dalmasso, CEO di Satispay e Costantino Magro, Presidente di 2Pay, tre start up fintech.
Qual è il giudizio sulla nuova normativa? Quali effetti produrrà?
PORTALE: Innanzitutto occorre dire che l’Italia si trova ancora indietro per quanto riguarda l’utilizzo delle carte; anche se abbiamo tanti Pos in circolazione e tante carte nelle tasche degli utenti, utilizziamo le carte meno rispetto alla media europea. Siamo intorno a 38 transazioni pro capite all’anno. Sul fronte delle carte di pagamento, se continuassimo a crescere con il tasso attuale, che è del 5.5% circa all’anno, ci metteremmo cinque anni a raggiungere la media europea se l’Europa si fermasse. E l’uso delle carte in Europa cresce ad un tasso più alto del 5.5%. Questo gap rischiamo di non colmarlo. Se guardassimo poi ai Paesi dell’area Scandinava ci impiegheremmo 14 anni. È necessaria un’azione più forte di quella della normativa appena approvata, anche perché, altro tema nodale, è quello del costo del contante. Dalle stime emerge che a noi costa 9,5 miliardi di euro. Ci sono due vie da percorrere: quella normativa, lavorando sugli incentivi, parallelamente su esercenti e consumatori (la pecca dell’attuale legge è infatti che interviene solo sul fronte esercenti e imponendo obblighi e non incentivi); quella ludica, introducendo lotterie sul fronte dei pagamenti elettronici. Già molti attori si sono mossi in modo autonomo e servirebbe un’azione di sistema, come il concetto di wallet a 360 gradi.
DE AGOSTINI: In questo Paese occorre purtroppo anche un forte input normativo e soprattutto che sia chiaro ed univoco. I recenti provvedimenti infatti stanno creando un po’ di confusione: da una parte vi è l’obbligo di accettare i pagamenti con carta, prima sopra i 30 euro ed ora anche sotto, ma contemporaneamente è stato innalzato il tetto di utilizzo del contante da 1000 a 3000 euro. Sembra una contraddizione. Inoltre la spinta normativa non deve limitarsi a fare una legge e introdurre potenziali sanzioni, ma deve anche incentivare dal lato del consumatore. È fondamentale poi la massa, perché nei pagamenti in prossimità e nei mobile payments, su cui da tre anni come banca ci stiamo concentrando e siamo stati tra i primi, si tratta ancora di servizi di nicchia, con pochi utenti. Occorre aumentare la frequenza d’uso e i casi di utilizzo. Servono cioè servizi innovativi con una massa in termini di scala e standard definiti.
MAGRO: Condivido che il legislatore non ha completato l’analisi di tutte quelle evoluzioni tecnologiche, ma c’è stato un ritardo tipico del regolatore. Non ho mai visto una norma, nel nostro Paese, che anticipi quello che è un problema sociale. Per quanto riguarda la legge di stabilità: se voi prendete il comma 900, aveva imposto al governo di emettere entro il 1° febbraio 2016 un decreto ministeriale per introdurre la regolamentazione sulla limitazione dei costi da commissioni per le operazione inter mobilità. Ma, di fronte ad un ordine del legislatore, noi abbiamo un apparato esecutivo che si prende i tempi che vogliono e ad oggi il decreto non c’è. La legislazione in generale è connotata da un lato da principi di controllo sulla frammentazione, quindi contro la formazione di Posizioni monopoliste di alcuni operatori che potrebbero in qualche modo rendere non più competitivo per l’utente o per l’esercente l’accesso a quel servizio.
HORNBOSTEL: Le normative un po’ alla volta vengono fuori dal nostro governo, ma visto che al momento non sono previste sanzioni, dubito che porterà a qualche risultato. È di adesso l’abbassamento a 5 euro per l’accettazione dei pagamenti elettronici, nel 2014 era di 30 euro. Con quel provvedimento io non ho riscontrato, soprattutto sul mondo dell’esercente singolo, una grande crescita di terminali Pos e di conseguenza di transazioni. Quindi serve qualcosa in più. I pagamenti innovativi sono fondamentali per il futuro e sicuramente determineranno una crescita nell’utilizzo dei pagamenti elettronici. Semplicità, velocita ed efficienza sono concetti-chiave. Il momento del pagamento non è vissuto bene e più lo semplifichi più lo rendi un’azione normale. Quando riusciremo a pagare taxi, metro e caffè con la carta di pagamento raggiungeremo gli standard europei.
RAUSO: Anche noi abbiamo subito seguito con grande interesse l’evoluzione delle normative sui pagamenti. Ci sembrano ancora incomplete e senza specifiche indicazioni attuative. Possiamo solo auspicare che i merchant le adottino il prima Possibili. La diffusione dei terminali Pos in Italia è molto capillare quindi non prevediamo massicci acquisti di hardware. Puntiamo quindi sui servizi collegati ai dispositivi: fidelizzazione, smaterializzazione degli scontrini, marketing di prossimità, manutenzione integrata hardware e network, applicazioni di ottimizzazione costi del transato. Ad oggi l’Italia ha adottato massicciamente le infrastrutture di pagamento elettronico, ma le usa poco. Le leggi aiutano, ma se restano delle grida manzoniane non si va lontano e quindi occorrono decreti chiari sia per la pubblica amministrazione che per gli esercenti. Purtroppo il messaggio che sta passando (e che spaventa molto) è che i pagamenti elettronici siano uno strumento per controllare l’esercente, ma è pericoloso e offusca la vera missione degli operatori del settore pagamenti. Il nostro mestiere è di dare sempre di più opportunità di business a chi vende. Occorre quindi rendere sempre più attrattivi e semplici i nostri servizi, per consumatore ed esercenti. Questi ultimi poi devono capire come ingolosire i consumatori con le diverse forme di pagamento, offrendo strumenti veloci e legati a ciò che si sta acquistando.
Quali nuove opportunità si prospettano nel settore?
STEFFANINI: È importante che si parli di pagamenti con carta diversi dal contante, infatti l’ormai obsoleta distinzione debito/credito avrà sempre meno rilevanza. Per quanto riguarda lo sviluppo, noi come Visa abbiamo la possibilità di vedere tutti i mercati del mondo. L’Italia purtroppo è lontana dalle medie europee e dalle performance di stili di pagamento fatte nel resto dei paesi industrializzati. Abbiamo una cultura che in passato non ha aiutato, una cultura che ha generato il 27% del Pil di economia sommersa, una cultura che porta continuamente all’uso del contante che non genera traccia. Quello che dal nostro punto di vista servirebbe è una chiara legislazione che si ponga come obiettivo la trasformazione di questo statuto, che premi i comportamenti virtuosi e penalizzi quelli non virtuosi. Ad esempio, col nuovo decreto del governo, dovrebbe esserci la possibilità di defiscalizzare le spese dei Pos, anche se sarebbe auspicabile dare anche degli incentivi ai titolari che usino le carte al posto dei contanti, per incentivare questo cambio. Si tratta quindi di una combinazione di incentivi e di penalizzazioni.
DALMASSO: Lo spazio per gli operatori è enorme perché il mercato non servito dei pagamenti elettronici è maggiore di quello servito, si parla dell’80%. Le opportunità sono molte e non Possiamo aspettare il regolatore che purtroppo, nell’ultima legge di stabilità non parla di pagamenti elettronici, ma di carte di credito e debito. È dunque responsabilità degli attori privati fare la differenza. Noi stiamo cercando di farlo attraverso anche azioni di marketing territoriale. In alcune città abbiamo creato una sorta di mania tra esercenti e consumatori in relazione all’utilizzo di Satispay. Solo così abbiamo visto una crescita lineare trasformarsi in una crescita esponenziale. In Italia forse potremmo assistere ad un salto: come in molti paesi si è iniziato a navigare sul web non passando dal pc, ma direttamente son lo smartphone, osservando le abitudini degli esercenti e dei consumatori italiani, ci aspettiamo un salto simile: dove non è mai diventata abitudine la carta di pagamento a livello generalizzato, molto probabilmente potrebbe diventare abitudine lo strumento di pagamento mobile perché siamo una popolazione che forse non ha mai iniziato ad usare le carte, ma usa tantissimo il cellulare.
CARLI: Recentemente sta prendendo piede l’utilizzo dei mobile Pos, che permettono la lettura di tutte le carte e l’elaborazione sicura dei protocolli, con le chiavi di sicurezza necessarie per poter effettuare la transazione attraverso lo smartphone dell’esercente. Noi abbiamo lanciato questa architettura che, a distanza di due anni, conta circa 80mila terminali attivi, e nuovi esercenti che prima non avevano il terminale POS. In questa maniera, favorita anche da un’offerta da parte delle banche molto conveniente, si è consentito di allargare ulteriormente la base di accettazione e il numero di esercenti che usano il POS. Il mobile POS, poi, è utilizzato da un’altra categoria, forse più interessante per chi gestisce le transazioni, ovvero grandi operatori, come reti di agenti assicurativi o di consegne a domicilio con pagamento alla consegna, che vedono in questo terminale che si associa ad uno smartphone, un tablet, o un palmare, la Possibilità di accettare i pagamenti anche con la carta di credito, riducendo il rischio della gestione del contante. Questo scenario apre delle opportunità anche dal punto di vista del business, per lo sviluppo di soluzioni informatiche “personalizzate”. Ci sono tuttavia ancora circa 800mila/1milione di piccoli esercenti che non hanno un Pos e quindi la potenzialità di crescita del mercato è molto significativa.
LIVRAGHI: Lo smartphone è diventato ormai uno strumento imprescindibile e, come ha sottolineato Valeria Portale, gli asset ci sono. Ma è altrettanto vero che c’è ancora parecchio da fare dal punto di vista tecnologico. SIA sta cercando di portare innovazione alle banche italiane valorizzando i loro asset tradizionali, come carte e conti correnti, per offrire in definitiva al consumatore finale il più ampio ventaglio di strumenti di pagamento Possibile. Il nostro obiettivo è proprio quello di abilitare e favorire il più Possibile i digital payments, togliendo ogni eventuale complessità. In questo contesto è nato Jiffy, il servizio di SIA facile e veloce per trasferire piccoli importi di denaro tra privati in tempo reale via smartphone, selezionando il beneficiario dalla propria rubrica telefonica. Con Jiffy abbiamo creato uno standard al quale hanno finora aderito circa 50 banche e con oltre 250.000 utenti attivi. La naturale evoluzione sarà a brevissimo il P2B, ovvero la Possibilità tramite Jiffy di effettuare pagamenti presso esercizi commerciali, come ad esempio bar, edicole o verso liberi professionisti che operano in mobilità, ad esempio tassisti ed idraulici. Stiamo, inoltre, lavorando sul P2G: il servizio Jiffy, collegandosi alla piattaforma PagoPA dell’Agid, potrà infatti consentire ai cittadini di effettuare pagamenti verso le pubbliche amministrazioni.
MERONE: Noi ci concentriamo sull’esercente. Per ciò che riguarda la nostra esperienza, l’esercente oggi vede nelle banche un attore che non gli facilita l’accettazione dei pagamenti elettronici. Per venire incontro al “merchant” abbiamo realizzato SOLO, quello che amiamo definire il nostro POS virtuale facile per tutti: un software online per l’accettazione dei pagamenti elettronici con carte di credito e debito dei principali circuiti internazionali, eliminando la macchinetta fisica del POS e anche qualsiasi applicazione da installare sul device sia lato merchant che lato cliente. Non siamo una banca, collaboriamo con un istituto di pagamento partner, che ci consente di operare in tutta l’area Euro. Siamo un’azienda che fa esclusivamente software e ci poniamo in mezzo come “facilitatore”. Oggi consentiamo ai nostri merchant di accettare carte di pagamento, non è escluso che in futuro andremo verso la direzione cui ha accennato Satispay, che è quella di mettere a disposizione dei nostri merchant nuovi strumenti di accettazione del pagamento elettronico. I concetti di inclusione e di resilienza, su cui si basa SOLO sono quelli che nei prossimi due e tre anni faranno la differenza e cambieranno le regole del gioco.
FOLCIA: C’è sicuramente un forte interesse da parte da parte di diversi operatori (banche, imprenditori, start-up, operatori specializzati ITC) al mercato dei pagamenti e c’è interesse a sperimentare nuovi modelli di engagement ed esperienze digitali differenzianti. Alla fine però occorre valutare se queste nuove soluzioni siano in grado di acquistare facilmente quote di mercato e quindi diventare profittevoli. L’assioma da cui bisogna partire nel mercato dei pagamenti è che esistano i volumi che consentano di operare quelle economie di scala che garantiscano di sostenere il business ed ottenere dei profitti. Il proliferare di soluzioni da un lato offre più scelta al cliente finale, ma dall’altro rischia di creare frammentazione di soluzioni spesso non interoperabili. La crescita del mercato indotta dal cambiamento delle abitudini dei consumatori e dalla spinta regolamentare va considerata come un’opportunità da aggredire. Anche le banche, guardano con interesse alle nuove soluzioni con la Possibilità di valutare delle partnership e ottimizzare i costi di sviluppo, ricerca e innovazione. Le spinte tecnologiche stanno di certo accelerando questi processi e cambieranno lo scenario per tutti gli operatori a medio termine. Una tecnologia emergente come blockchain potrebbe disintermediare gli operatori tradizionali del mercato dei pagamenti e le principali banche italiane ne stanno già infatti discutendo.
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