“Dovrebbero andare tutti a votare, dovrebbe essere un obbligo”. Ti sarà sicuramente capitato di sentire queste parole almeno una volta, soprattutto in clima di elezioni.
In Italia è sempre più comune non recarsi ai seggi per votare: è successo alle elezioni europee di giugno 2024, ma è un fenomeno che continua a verificarsi e a crescere da anni, anche alle regionali e alle comunali. In alcuni Paesi però l’astensionismo non si verifica, poiché c’è un vero e proprio obbligo per i cittadini di andare a votare. Scopriamo dove viene attuato.
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Paesi europei in cui il voto è obbligatorio
I Paesi europei che non permettono ai propri cittadini di astenersi dal voto sono 3: Belgio, Grecia, Lussemburgo. Ognuno però ha le relative regole ed eccezioni. Vediamole.
- Belgio: nella capitale dell’Unione Europea l’obbligo di voto è sancito da una legge che risale al 1894 (infatti è l’obbligo di voto più antico del mondo), ma era valido solo per gli uomini; successivamente, nel 1948 fu allargato anche alle donne. Sono previste pene molto severe per gli astensionisti, come la limitazione a lavorare nel settore pubblico. In realtà queste sanzioni non vengono messe in atto da decenni e di fatto l’unico obbligo rimasto è quello di presentarsi ai saggi nel caso in cui si ricopra il ruolo di presidente o scrutatore.
- Grecia: qui si tratta più di una costrizione formale che non prevede sanzioni se non viene rispettato; sono esentati dall’obbligo coloro che vivono all’estero, coloro che si trovano a più di 200 km dal proprio seggio e chi ha più di 70 anni.
- Lussemburgo: questo piccolo Paese ha una popolazione di soli 600.000 abitanti ed è proprio la minima densità demografica che rende gestibili i controlli per l’obbligo di voto. È l’unico di questi Paesi in cui la norma viene davvero rispettata.
I Paesi con le sanzioni più pesanti
Fuori dall’Europa le costrizioni per chi si astiene dal voto sono più stringenti e severe. Ecco i Paesi che le mettono in atto:
Corea del Nord: l’obbligo è previsto per tutti i cittadini nordcoreani che hanno compiuto 18 anni. Sulla scheda elettorale è presente il nome di un solo candidato e se non si vuole votarlo bisogna andare in una specifica cabina o in altri casi sbarrare il nome sotto gli occhi delle forze dell’ordine che presiedono i seggi; dunque il voto è solo apparentemente segreto. L’affluenza sfiora quasi sempre il 100%, come il consenso elettorale, del resto; molti disertori nordcoreani affermano che votare contro il candidato o non presentarsi alle elezioni è molto rischioso. Inoltre, le elezioni servono come strumento di censimento ufficiale della popolazione.
Australia: in questo Paese in realtà non c’è l’obbligo di voto, ma l’obbligo di presentarsi alle urne: è una legge valida dal 1924 e il motivo dipenderebbe dalla scarsa partecipazione alle elezioni nel decennio precedente, che era scesa fino al 40%. Alle elezioni del 1925, l’affluenza fu del 91%. Oggi la multa per l’astensionismo varia da 20 dollari australiani (corrispondenti a circa 15 euro) fino a 80 dollari australiani (circa 55 euro), e si può presentare un appello contro una sanzione se si ritiene di aver avuto una valida ragione per non votare.
Brasile: qui la sanzione per chi non vota è abbastanza leggera: deve pagare 3,51 réales (circa 70 centesimi). Tuttavia, per coloro che non si presentano ai seggi per più di tre volte, sono previsti provvedimenti più seri: si perde il diritto a candidarsi per un posto pubblico, non si possono rinnovare passaporto e carta d’identità e, di conseguenza, non ci si può iscrivere a scuola o all’università né ricevere un prestito da una banca. Tale sistema però ha avuto come conseguenza, alle elezioni parlamentari del 2018, che la percentuale di schede nulle sia stata pari al 16%.
Paesi con obbligo di voto ma senza sanzioni
Ci sono Paesi in cui l’obbligo di voto è presente, ma non sono previste pene di alcun tipo per farlo rispettare. È una pratica molto comune in alcuni Stati dell’America del Sud, tra cui:
- Argentina
- Brasile
- Perù
- Uruguay
- Bolivia
- Costa Rica
- Repubblica Dominicana
- Honduras
- Guatemala
- Messico
- Panama
- Paraguay
- Ecuador: qui sono stati istituiti dei programmi per facilitare il voto dei cittadini meno abbienti e svantaggiati.
Infatti l’obbligo di voto è visto in questi Paesi come un modo per evitare che partecipino alle elezioni solo le classi sociali più alte e permettere una scelta politica più equa che rispecchi la volontà del popolo.