Il Regno Unito e il Giappone si trovano entrambi in recessione, secondo gli ultimi dati economici provenienti da Londra e Tokyo. Questi dati mettono in luce una situazione preoccupante, che richiede un’analisi approfondita per comprendere appieno le implicazioni di questa tendenza economica negativa.
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I dati economici del Regno Unito
I dati economici del Regno Unito sono stati pubblicati e sono peggiori delle aspettative, certificando che l’economia di Londra sta entrando in una recessione tecnica. Nel quarto trimestre del 2023, abbiamo registrato un -0,3%, rispetto al -0,1% previsto. Aggiungendo questa cifra al -0,1% registrato nel terzo trimestre del 2023, ci troviamo quindi in quella che gli economisti definiscono una recessione tecnica. Si tratta di cattive notizie, anche se non del tutto inaspettate.
I dati del PIL hanno anche messo sotto pressione la Sterlina, poiché tutti, correttamente a nostro avviso, ritengono che il prossimo argomento da discutere sarà della Banca d’Inghilterra e riguarderà la possibilità di intervenire sui tassi in modo più rapido e consistente.
Cattivi dati economici anche in Giappone
Le cose non vanno meglio a Tokyo. I dati sul PIL per l’ultimo trimestre del 2023 segnalano l’ingresso in recessione tecnica anche per l’economia giapponese. Tuttavia, la situazione è complessivamente diversa da quella in Europa, a Londra e a Washington.
Per il Giappone, il ritorno dei tassi di interesse in territorio positivo è stato atteso da tempo, un ritorno che però dovrà fare i conti con un’economia indebolita che non sarà in grado di affrontare ragionevolmente un aumento del costo del capitale.
Si tratta di una situazione molto complessa, con lo yen che è tornato sopra quota 150 rispetto al dollaro e che sarà oggetto di osservazione speciale anche per capire quali saranno le prossime mosse della Banca Centrale di Tokyo.
Complessivamente, l’immagine che emerge dai dati economici più recenti, sebbene in parte attesa, non è delle migliori. Tuttavia, i mercati azionari hanno risposto positivamente almeno a Londra, probabilmente prezzando in una maggiore apertura a possibili tagli anticipati.
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